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 21. CONFESSIONE: PUNTO DI MORTE SI TROVA IN STATO PECCATO MORTALE

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[Alberto]
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MessaggioTitolo: 21. CONFESSIONE: PUNTO DI MORTE SI TROVA IN STATO PECCATO MORTALE   21.	CONFESSIONE: PUNTO DI MORTE SI TROVA IN STATO PECCATO MORTALE EmptySab Apr 11, 2020 4:38 pm

Due domande relative a chi in punto di morte si trova in stato di peccato mortale
Il primo quesito è il seguente: se un'anima muore in peccato mortale e chiede perdono a Dio in punto di morte (ho sentito numerose volte toccare questo argomento ma non ho mai ben capito quale sia la posizione ufficiale del Magistero della S. Chiesa cattolica apostolica al riguardo), trattandosi di un'anima che abbia ricevuto i sacramenti in vita ma non prima della morte (e quindi nel caso fosse eventualmente non comunicata e confessata e magari anche in peccato grave), potrebbe comunque ricevere la salvezza eterna in caso di pentimento?
In pratica, per fare un esempio semplice, una persona ad es. muore in ospedale o in un incidente stradale senza ricevere i sacramenti, in stato di peccato mortale (situazione oggi frequente data la scarsità di sacerdoti disponibili e la quantità di persone che pur battezzate non frequentano la S. Chiesa), trattandosi di una persona battezzata, può comunque salvarsi in punto di morte?
Secondo quesito: il sacramento della unzione degli infermi può sostituire in punto di morte una confessione ben fatta?
Risposta del sacerdote
1. la dottrina della Chiesa ha sempre insegnato che qualunque persona che si trova in peccato grave sia nel corso della vita sia in punto di morte, se esprime un dolore perfetto dei propri peccati, si riconcilia con Dio e torna ad essere in grazia.
Pertanto se in punto di morte, una persona che si trova in peccato grave, si pente ed esprime almeno implicitamente il proposito di confessarsi, torna in grazia di Dio e si salva.
2. Ecco che cosa dice il catechismo della Chiesa Cattolica: “Quando proviene dall'amore di Dio amato sopra ogni cosa, la contrizione è detta «perfetta» (contrizione di carità). Tale contrizione (pentimento) rimette le colpe veniali; ottiene anche il perdono dei peccati mortali, qualora comporti la ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale [Cf Concilio di Trento: Denz.-Schönm., 1677]” (CCC 1452).
3. Come avrai notato, il Magistero parla di dolore perfetto o di contrizione animata dalla carità.
Il dolore è perfetto quando è motivato dal dispiacere di aver offeso Dio e dall’essere stato la causa della morte del Signore Gesù.
Quando invece è animato solo dal timore di andare all’inferno, il dolore è imperfetto. E sebbene questo timore sia sufficiente per accedere alla Confessione nella quale con la grazia diventerà perfetto, non riconcilia ancora con Dio perché non si è all’unisono con i suoi sentimenti e la sua volontà.
4. L'unzione degli infermi rimette i peccati gravi in chi non può fare la confessione sacramentale.
Ecco l’insegnamento della Chiesa: “Il Sacramento dona inoltre, se necessario, il perdono dei peccati e porta a termine il cammino penitenziale” (Rito dell’Unzione degli Infermi, 6).
Parlando di perdono dei peccati sono inclusi anche i peccati mortali, purché se ne abbia almeno il dolore imperfetto.
Ecco la dottrina di san Tommaso: “Siccome l’energia del sacramento viene dalla grazia, la quale è incompatibile col peccato, ne segue che, se trova nell’anima un peccato mortale o veniale, lo cancella quanto alla colpa, purché non vi sia ostacolo da parte di chi lo riceve” (Suppl., 30,1).
San Tommaso aggiunge che quando viene dato agli agonizzanti “li dispone immediatamente alla gloria” (Suppl., 9,1, ad 2), e cioè ad entrare in Paradiso.
Sarò perdonato da Dio in punto di morte pur trovandomi in peccato mortale?
io penso sempre che il fine della mia vita è quello di salvare la mia anima. Se pecco provo pentimento sincero, ma mi accorgo che purtroppo sono fragile e che peccare è inevitabile.
Troppe insidie, situazioni particolari, società che ci circonda, condizionamenti, tentazioni.
Per non peccare, pur avendo famiglia, dovrei rinchiudermi in un convento e confessarmi almeno 2 volte al giorno. (Sarei anche disposto a fare questo, ma ho degli obblighi nei confronti della mia famiglia). Mi ci vuole un confessore a mia completa disposizione 24 su 24 perché la Chiesa è rigidissima, non permette alcuna distrazione.
Questo mi angoscia molto, perché desidero morire in grazia di Dio ed andare in Paradiso.
Le chiedo: sarò perdonato da Dio in punto di morte pur trovandomi in peccato mortale?
Io normalmente se sbaglio mi confesso, ma se disgraziatamente mi dovessi trovare in peccato mortale e non essere in condizioni di potermi confessarmi ,che ne sarà della mia anima?
Io a Gesù ci penso tutti i giorni ,non voglio dannarmi , sono molto angosciato di morire e non poter fare una santa confessione ,anche perché' sento Gesù molto vicino a me e confido molto nella sua misericordia di cui sono molto devoto.
Possibile che il più grande amico che ho, pur conoscendo le mie intenzioni, non mi aiuta nel momento più delicato per me? (Trapasso della mia anima)?
Ho accettato serenamente tutte le sofferenze (sono un poliomielitico) ,non come castigo ma come una grazia, ho ricevuto anche tante grazie (una bella moglie, due figlie stupende, un papà ed una mamma che praticamente mi trattano come un fiore.)
L'unico desiderio della mia vita è quello di andare in Paradiso.
Un ultima cosa: c'è' pieno consenso quando, pur peccando riprovo il peccato che sto compiendo?
Risposta del sacerdote
1. il Signore non ci abbandona mai e il segno, per un peccatore, è questo: dà la grazia del pentimento.
Se il pentimento è sincero, e cioè motivato dal fatto che con quel peccato siamo stati la causa della morte del Signore, che i nostri peccati danneggiano la Chiesa, oltre che noi stessi, e che hanno nuovamente estromesso il Signore dalla nostra vita, in quel momento ricuperiamo la grazia di Dio.
Non è possibile infatti emettere un atto sincero di pentimento (contrizione perfetta) se non perché raggiunti dalla grazia di Dio.
2. Questa contrizione perfetta include, almeno implicitamente, il proposito di andarsi a confessare.
Non c’è infatti vero pentimento e riconciliazione col Signore se non si è disposti a fare tutto quello che Egli vuole che si faccia per una piena riconciliazione con Lui.
E siccome il Signore ha legato il suo perdono a quello della Chiesa: “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati” (Gv 20,23) ci deve essere almeno implicitamente la disposizione d’animo di andarsi a confessare.
Diversamente il pentimento non è perfetto.
3. Questo vale anche in punto di morte.
Se uno è sinceramente pentito e decide di andarsi a confessare, già da quel momento torna in grazia di Dio.
E se questo avviene in punto di morte, certamente si salva.
4. Pertanto non è credibile che il Signore, che ci ama con un amore misericordioso e infinito, abbandoni chi lo ha amato e cercato per tutta la vita, soprattutto se tutti i giorni ha invocato per sé e per tutti la sua misericordia.
Mi pare che quando dici che sei molto devoto della Divina Misericordia alluda alla bella pratica della coroncina della Divina Misericordia.
5. Certo, la condizione migliore è quella di conservarsi sempre in grazia, anche perché non sappiamo se avremo il tempo di pentirci.
Su questo il Signore ci ha ammonito: “Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa” (Mt 24,43).
E “che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?” (Mc 8,36).
6. Questo atto di dolore perfetto o contrizione non è una cosa impossibile. È sufficiente recitare con devozione l’atto di dolore, sottolineando alcune espressioni: “Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso Te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa.
Propongo col Tuo santo aiuto di non offenderTi mai più?e di fuggire le occasioni prossime di peccato.
Signore, misericordia, perdonami”.
7. Questa è dottrina della Chiesa, dichiarata dal Concilio di Trento: “Sebbene talvolta capiti che questa contrizione sia perfetta per la carità e riconcili l’uomo con Dio prima che si riceva effettivamente il sacramento, tuttavia la stessa riconciliazione non si deve ascrivere alla stessa contrizione senza il desiderio del sacramento che è incluso in essa” (DS 1677).
Come vedi, la Chiesa non è rigidissima. È madre benevola.
8. Tuttavia, pur animati da questa contrizione perfetta e col proposito di andarsi a confessare non è lecito accostarsi nel frattempo alla santa Comunione, perché non ci si è ancora confessati e non si è ancora riparato il male inferto a Cristo e alla Chiesa.
Questa riparazione avviene solo nella confessione, che oltre alla grazia santificante aggiunge la grazia sacramentale che è necessaria per vivere in maniera penitente e cambiare vita.
Per questo il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: “Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla comunione” (CCC 1385).
Ugualmente anche il Codice di Diritto Canonico al can. 916.
Per questo Giovanni Paolo II nell’enciclica Ecclesia de Eucaristia ha detto: “Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell’apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell’Eucaristia, «si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale» (DS 1647 e 1661) (Ecclesia de Eucharistia 36).
9. Circa l’ultima domanda: sì, è peccato anche se mentre lo commetti lo detesti.
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