Se io seguo la Messa solo alla televisione commetto peccato?
Caro padre Angelo,
mi domandavo se seguire la S. Messa alla televisione come quella che c'è su rete 4 o sulle emittenti televisive private, come telepace o tele radio pio, hanno lo stesso valore di quella di andare in Chiesa, ovviamente con la differenza di non poter prendere la Santa Comunione! Sto non osservando il 3° comandamento?
Grazie
Luca
Risposta del sacerdote
Caro Luca,
1. la differenza tra i due modi di partecipare alla Messa sono molto diversi.
Quando si segue la Messa alla televisione ci si unisce spiritualmente a quanto una determinata assemblea sta facendo. Si tratta senz’altro di un notevole aiuto, soprattutto per chi si trova impossibilitato a parteciparvi fisicamente.
Ma la partecipazione fisica alla Messa prende non solo l’anima, ma anche il corpo.
La partecipazione fisica è più coinvolgente. E per più motivi.
2. Quando si è in chiesa e il sacerdote va all’altare, i fedeli in quel momento costituiscono l’assemblea santa, nella quale il Signore ha garantito di essere presente: “Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20).
C’è già una presenza reale, sebbene solo spirituale, nell’essere insieme nel nome del Signore.
E questa presenza reale, quando si è davanti al televisione non c’è.
Non possiamo poi dimenticare le parole di Gesù: “In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà” (Mt 18,19).
Si direbbe che per l’unione vicendevole nella preghiera, la preghiera diventa più efficace, più forte.
3. Anche nel sacerdote che celebra c’è una presenza reale di Cristo. In quel momento il sacerdote agisce “in persona Christi”. Potrei dire che Cristo si rende presente in lui e attraverso di lui.
E la presenza del Signore si sente, nel medesimo modo in cui la sentivano i demoni quando Gesù si rendeva presente nelle regioni o nei corpi dove essi abitavano.
4. C’è poi la presenza corporale di Gesù dal momento della consacrazione.
Chi è in Chiesa adora Gesù nell’ostia e nel calice che vengono elevati.
Chi guarda la Messa alla televisione vede l’immagine dell’ostia, ma non c’è l’ostia. Non adora la presenza corporale e sostanziale di Gesù, perché non c’è. Lo può adorare solo in spirito e verità.
5. C’è poi il discorso della S. Comunione.
Davanti al televisore ci si può comunicare solo spiritualmente. Ma nella partecipazione alla S. Messa ci si comunica realmente, con il coinvolgimento del corpo in tante maniere.
La prima è attraverso il digiuno, che mette in uno stato di attesa anche corporale del Signore.
Poi vi è il muoversi dal proprio posto. C’è un avvicinarsi al Signore.
Soprattutto si riceve il Signore nel sacramento: lo si mangia, lo si beve.
Gesù ha voluto unirsi a noi in questo modo, che indubbiamente è il più forte e coinvolgente che si possa immaginare. Vuole divenire intrasferibile a noi come si rende intrasferibile il cibo quando lo assumiano. E viene a santificare la nostra vita, a unirci al paradiso.
Viene anche a mandare via gli spiriti cattivi e i loro influssi nocivi.
6. Gesù ha detto: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita” (Gv 6,53).
Il Signore vuole rendersi con noi una cosa sola, un solo corpo e un solo spirito.
Ha detto anche: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno” (Gv 6,54). Come vedi, Gesù ha legato la risurrezione al fatto che noi già fin d’ora ci uniamo al suo corpo risorto e glorioso durante la S. Comunione.
Ha detto pure: “Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda” (Gv 6,55).
Sì, questa è vera comunione. Comunione del corpo e dello spirito.
Ha detto infine: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6,56). Questa presenza fisica la si avverte. Perché tutta la nostra vita, non solo la mente, ne è presa.
7. Pertanto se attualmente ti accontenti di vedere la Messa alla televisione, non soddisfi al terzo comandamento: “Ricordati di santificare le feste”:
Si tratta di un peccato grave, che va confessato.
Desidero ricordarti che all’inizio della Sacra Scrittura e precisamente in Gn 2,3 si legge: “Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò”.
C’è una benedizione di cui rimani privo non santificando le feste come si deve.
Il Signore ti attende in Chiesa non per portarti via del tempo o qualche altra cosa, ma solo per ricolmarti di beni.
Giovanni Paolo II diceva: “Non abbiate paura di dare il vostro tempo a Cristo, perché lo restituisce sempre e carico di benedizioni”.